Belgio – Storia
La storia del Belgio risale a prima della fondazione dello Stato moderno con questo nome, nel 1830, ed è intrecciata con quella dei suoi vicini: Paesi Bassi, Germania, Francia e Lussemburgo. Per la maggior parte della sua storia, l’attuale Belgio ha fatto parte di un territorio più vasto, come l’Impero Carolingio, oppure è stato diviso in una serie di Stati più piccoli, tra cui spiccano il Ducato di Brabante, la Contea delle Fiandre, il Principato vescovile di Liegi e la Contea di Lussemburgo. Per la sua posizione strategica e per la sua storia di paese di contatto tra culture diverse, il Belgio è stato definito “crocevia d’Europa”; per i numerosi eserciti che hanno combattuto sul suo territorio, è stato anche chiamato “campo di battaglia d’Europa”[1] o “cabina di pilotaggio d’Europa”[2] . È anche notevole come nazione europea che contiene, ed è divisa da, un confine linguistico tra il francese di derivazione latina e l’olandese germanico.
La forma moderna del Belgio può essere fatta risalire almeno fino al nucleo meridionale dei Paesi Bassi medievali borgognoni. Queste terre si trovavano a cavallo dell’antico confine della Schelda che aveva diviso la Francia e la Germania medievali, ma furono riunite sotto la Casa di Valois-Burgogna e unificate in un unico territorio autonomo dal loro erede Carlo V, Sacro Romano Imperatore, nella sua Prammatica Sanzione del 1549. La Guerra degli Ottant’anni (1568-1648) portò poi alla divisione tra una Repubblica olandese settentrionale e i Paesi Bassi meridionali, da cui si svilupparono il Belgio e il Lussemburgo. Questo territorio meridionale continuò a essere governato dai discendenti asburgici della casa borgognona, inizialmente come “Paesi Bassi spagnoli”. Le invasioni francesi sotto Luigi XIV portarono alla perdita dell’attuale Nord-Pas-de-Calais a favore della Francia, mentre il resto divenne infine “Paesi Bassi austriaci”. Le guerre rivoluzionarie francesi portarono il Belgio a diventare parte della Francia nel 1795, ponendo fine alla semi-indipendenza delle aree che erano appartenute alla Chiesa cattolica. Dopo la sconfitta dei francesi nel 1814, fu creato un nuovo Regno Unito dei Paesi Bassi, che alla fine si divise un’altra volta durante la Rivoluzione belga del 1830-1839, dando vita a tre nazioni moderne, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
I porti e l’industria tessile del Belgio erano importanti già nel Medioevo e il Belgio moderno è stato uno dei primi Paesi a sperimentare la rivoluzione industriale, che ha portato prosperità nel XIX secolo ma ha anche aperto una dicotomia politica tra imprenditori liberali e lavoratori socialisti. Il re creò un impero coloniale privato nel Congo belga, che il governo rilevò dopo un grave scandalo nel 1908. Il Belgio era neutrale, ma la sua posizione strategica come via di accesso alla Francia lo rese un obiettivo di invasione per la Germania nel 1914 e nel 1940. Le condizioni di occupazione erano severe. Nel dopoguerra il Belgio è stato un leader nell’unificazione europea, in quanto membro fondatore di quella che è diventata l’Unione Europea. Oggi Bruxelles ospita il quartier generale della NATO ed è la capitale de facto dell’Unione Europea. Le colonie sono diventate indipendenti all’inizio degli anni Sessanta.
Politicamente il Paese era un tempo polarizzato su questioni religiose e, negli ultimi decenni, ha affrontato nuove divisioni per le differenze linguistiche e le disparità di sviluppo economico. Questo continuo antagonismo ha provocato, a partire dagli anni ’70, profonde riforme che hanno trasformato lo Stato belga, un tempo unitario, in uno Stato federale e ripetute crisi di governo. Oggi il Belgio è diviso in tre regioni: Fiandre (di lingua olandese) a nord, Vallonia (di lingua francese) a sud e Bruxelles bilingue al centro. Lungo il confine con la Germania c’è anche una popolazione di lingua tedesca, concessa alla Prussia nel Congresso di Vienna del 1815 ma aggiunta al Belgio in seguito al Trattato di Versailles del 1919, dopo la Prima Guerra Mondiale. Il tedesco è la terza lingua ufficiale del Belgio.